I Lavori, intervista a Piero Codato

Grazie alla collaborazione di numerose persone e all'interesse dell'Azienda Ulss 12 Veneziana di riportare all'originario splendore le sale della Scuola Grande di San Marco, siamo finalmente arrivati all'inaugurazione ed alla riapertura al pubblico del Grande Andito, l'ingresso dell'ospedale,  della Biblioteca e della Sala Capitolare che ospita il museo della medicina.

Teniamo a presentare alcune immagini dei lavori che hanno interessato le sale ed il talentuoso supporto dei nostri collaboratori, che hanno riportato allo splendore le opere che ornavano le pareti delle sale.

Di seguito una breve intervista al nostro esperto e coordinatore dei lavori Piero Codato dello Studio Cameraphoto Arte, che espone in breve l'opera prestata rispondendo ad alcune domande del Dott. Mario Po'.


É la prima volta che fate realizzazioni di questo tipo?

Abbiamo già realizzato numerose volte riproduzioni di dipinti in scala 1:1 quando determinate opere lasciano temporaneamente la loro sede per essere inviate ad una mostra; anche quadri di una certa dimensione come le pale d'altare di alcune chiese. Mai però ci era stato richiesto di dover riprodurre un'intero ciclo di dipinti di queste dimensioni: si andava infatti dal "piccolo" "Battesimo di Aniano" di 1,25 x 3,25 m. alla "Predicazione di San Marco in Alessandria" e al "Martirio" entrambi di circa di 7,7 x 3,6 m. Avendo poi anche l'onere e la responsabilità di seguire tutte le fasi di realizzazione incluso il montaggio delle tele a parete, ho accettato l'incarico con grande entusiasmo ma anche con una certa dose di preoccupazione.


Quali sono state le complessità tecniche che ha dovuto affrontare?

Riproduzioni fotografiche di queste dimensioni, destinate ad un utilizzo permanente, di tipo museale, pongono sicuramente una serie di complessità da risolvere in fase di progettazione del lavoro.

Bisogna assicurare un'ottima nitidezza delle immagini (anche ad uno sguardo abbastanza ravvicinato), accuratezza nei colori e nei toni, materiali adeguati e duraturi, planarità delle enormi superfici riprodotte, precisione delle misurazioni in un contesto strutturale totalmente fuori bolla e fuori piombo come è quasi sempre un'antico salone veneziano. 

La parte delle riprese fotografiche è stata tutto sommato la meno complessa, essendo ormai supportati, nell'ambito della fotografia digitale, da una tecnologia che permette un controllo molto più avanzato rispetto anche alle riprese a banco ottico con pellicole piane grande formato. 

Tutti i dipinti sono stati acquisiti digitalmente con dorsi digitali e apparecchiature Hasselblad ad altissima risoluzione e ripresi in varie sezioni a seconda della dimensione (fino a 16 per i più grandi), più una ripresa totale singola che è servita da guida per i complessi montaggi digitali. 

I grandi files così ottenuti sono stati inviati ad un collaudato service di stampa che lavora con bobine di tela ignifuga fino a banda 5 metri, potendo così ottenere gigantografie in pezzo unico senza cuciture. Abbiamo chiesto alla ditta di falegnameria di produrre dei telai in pezzi modulari da assemblare in loco (interi non sarebbero passati per la porta d'entrata) e che risultassero in un'unica superficie perfettamente piana per evitare movimenti e segnature della tela. Sui telai, eseguiti a regola d'arte, le tele sono state poi fissate in modo impeccabile da un esperto tappezziere veneziano. 

A quel punto restava la fase più complessa: l'innalzamento, posizionamento e montaggio a parete in tempi molto ristretti. 

Dopo una fase di confronto tra varie possibilità, mettendo a frutto esperienza e materiali da arrampicata in montagna, ho optato per la soluzione con tre trabattelli con ruote tramite i quali i grandi teleri, imbragati con corde da roccia e moschettoni, sono stati issati fin quasi a soffitto, trattenuti da dispositivi autobloccanti e sospinti infine in sede in modo abbastanza semplice.


Quale emozione si prova nel vedere rinascere un ciclo di opere che è stato diviso?

Poco tempo prima delle riprese mi ero recato alle Gallerie dell'Accademia per una visita con la famiglia ed abbiamo naturalmente ammirato anche gli originali che di lì a poco avrei dovuto fotografare. Devo dire, in effetti, che la sensazione data dal trovarsi circondati da tutto il ciclo pittorico provata all'interno della Sala San Marco una volta finito l'allestimento, con le quattro pareti interamente ricoperte dai teleri e dalle scene in essi rappresentate, produceva una sensazione di avvolgimento che non ricordo di aver provato durante la visita al museo. 

Potremmo augurarci che tutto ciò possa essere di buon auspicio per un prossimo futuro rientro di tutte e sette le opere originali a ricostituire l'autentico ciclo della Scuola Grande di San Marco.